Benvenut* su Anche una donna qui!

Arriverà presto un nuovo logo che illustra il transfemminismo e l’intersezionalità di questo spazio in maniera più chiara del simbolo del genere femminile

Chi sono? 🙋🏻‍♀️

Enrica, bolognese dal 1989, espatriata negli Stati Uniti dal 2015. Sono scrittrice, giornalista e traduttrice con un lungo passato a Google News. Qui trovate tutto ciò che vi può interessare sulla mia storia personale e professionale.

Cos’è Anche una donna qui? 📝

  • Come newsletter virtuale, è uno spazio di riflessione sulla mancanza di una coscienza collettiva sui valori della giustizia sociale in Italia, specificamente nel dominio della parità di genere e del rispetto, della dignità, della libertà della donna, con tutto ciò che ne consegue: sessismo, misoginia, indifferenza, violenza.

  • Nel mondo analogico, intendo portare avanti progetti di scrittura su questi temi. Il primo, a cui sto lavorando ora, è un libro che racconta il viaggio-inchiesta che ho compiuto attraverso l’Italia per sollecitare la voce degli italiani per la strada, nei bar, nei parchi, nei ristoranti, fuori dalle scuole sui valori della parità di genere e della libertà della donna. Dal materiale che ho raccolto sto sviluppando una riflessione su come potremmo, insieme, trovare la strada verso la coscienza collettiva che ancora ci manca su questi valori. Utilizzerò la newsletter anche per condividere appunti, pensieri e riflessioni su questa esperienza e questo progetto.

  • Infine, Anche una donna qui è un profilo Instagram dove condivido contenuti e commento questi temi in maniera più informale e più frequente.

Per chi è Anche una donna qui? 🗺️

Questo spazio riconosce e abbraccia l’intersezionalità dell’esperienza umana e della lotta per la giustizia sociale. È aperto a tutt* e anche a te. Qualsiasi sia la tua identità di genere e razziale, il tuo orientamento sessuale e politico, la tua nazionalità e provenienza geografica, il tuo regime alimentare, ecc. qui troverai un luogo sicuro, che ti accoglie e ti rispetta, purché anche tu sia dispost* ad accogliere e rispettare gli altri e, non meno importante, a metterti in gioco lasciando da parte pregiudizi e presunzioni.

Come autrice, riconosco il privilegio che mi accompagna dalla nascita: sono bianca, proveniente dal Nord Italia, eterosessuale, istruita, benestante. Sono cosciente dei limiti che il mio privilegio impone alla mia visione e al mio operato quando mi affaccio sul mondo e con esso mi relaziono. Mi impegno ad ascoltare, farmi da parte quando necessario e imparare sempre per crescere come persona che combatte e non condona l’oppressione di chi non ha i miei privilegi.

Cosa si intende per “donna”? 🤔

Donna è chi con questo appellativo si identifica, a prescindere dall’apparato genitale.

Quanto spesso scrivi questa newsletter? 🗓️

Al momento non ho previsto una cadenza di pubblicazione. Sto imparando, spesso a spese della mia salute mentale, che soprattutto in momenti di transizione professionale come quello che sto attraversando è meglio non fare promesse che non riesco a mantenere. Scriverò questa newsletter tanto spesso quanto riuscirò a farlo, considerato che sono anche impegnata nella scrittura di un libro. Scrivere è la mia passione e l’attività che aspiro a fare a tempo pieno, quindi sto progressivamente cercando di farlo sempre di più.

Dobbiamo pagare per leggerti? 💸

No, almeno per ora! Tutti i miei post sono per il momento fruibili gratuitamente nella loro interezza, anche perché ci tengo tantissimo a raggiungere quante più persone possibile per riflettere insieme sui valori al centro della mia esistenza e di quella di tant* compagn*. È altresì importante retribuire il lavoro delle donne in maniera giusta, e questo per me è lavoro che prende molto tempo. Se la newsletter dovesse crescere in maniera positiva, metterò alcuni post dietro a paywall. Per chi volesse e ne avesse la possibilità, sono disponibili sin da ora fasce di abbonamento a prezzi contenuti per sostenere il mio lavoro: 5€ per il mensile, 50€ annuale, 150€ come socio fondatore che riceverà una copia gratuita del mio libro. Grazie mille di cuore!!!

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Perché si chiama “Anche una donna qui”?

Trovate questo stesso racconto anche su Instagram.

Il nome Anche una donna qui ispira all’esperienza che ho fatto viaggiando per lavoro nella carrozza Executive di un Frecciarossa Bologna-Milano, un posticino di #tuttimaschi. Normalmente non viaggio così. È successo perché l’azienda poteva sostenere i costi. Salita sul treno, lo steward dedicato alla gestione della carrozza è scoppiato a ridere e ha esclamato: “Ah, finalmente anche una donna qui!” Poi ha continuato a stuzzicarmi, ridermi in faccia e prendermi in giro per l’intero viaggio.

Perché questa battuta e questo atteggiamento mi hanno dato fastidio? Credo che esemplifichino in maniera chiara la mancanza di una coscienza collettiva sulla libertà della donna in Italia, che è l’argomento del quale mi occupo in questa newsletter e su Instagram:

  1. La battuta e l’atteggiamento dello steward sono sessisti. Il mio essere donna ha motivato un comportamento irrispettoso nei miei confronti e diverso da quello rivolto ai viaggiatori uomini.

  2. Lo steward ha riscontrato un fatto triste e reale, ma lo ha fatto con leggerezza, togliendo credibilità e dignità all’unica donna presente quel giorno. “Finalmente anche una donna qui” non è stato un sospiro di sollievo, ma una giustificazione per creare in quella donna un senso di disagio, anomalia, esclusione.

  3. Scommetto che se raccontassi questa storia a tanti italiani, mi direbbero che esagero. Che era una battuta innocente. Che sono privilegiata e “se lavorassi in miniera” capirei quali sono i problemi veri. Perché la mancanza di una coscienza collettiva sulla libertà della donna significa proprio incapacità di riconoscere che una cultura sessista è alimentata da piccoli gesti quotidiani.

Lo steward di Trenitalia non ha abusato di me fisicamente. Ma ha utilizzato stereotipi, scherno, provocazioni che fanno parte della stessa cultura che molesta e che uccide.

Il privilegio che ho avuto nel viaggiare nella carrozza più esclusiva di Trenitalia non toglie validità alle mie preoccupazioni. L’episodio avrebbe potuto verificarsi in un cantiere o una fabbrica, e avrebbe avuto lo stesso significato.

Quindi, Anche una donna qui: non solo per rimarcare l’importanza della nostra presenza in tutti i luoghi della società. Ma anche per ricordarci che l’oppressione a cui siamo soggette parte da una battuta.

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Spazio di riflessione intersezionale sulla mancanza di una coscienza collettiva sulla libertà delle donne e la giustizia sociale in Italia.

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Scrittrice, giornalista, traduttrice 🇮🇹 in 🇺🇸